I corsi d’acqua lungo la collina del Meanese

La collina del Meanese è attraversata da numerosi corsi d’acqua - il Rio Papa e il suo affascinante corso, il Rio di Carpine e la suggestiva Cascata del Mughetto, la Roggia di Gardolo comunemente chiamata fra i locali “Rozà” e le affascinanti e misteriose sponde dell’Avisio - che contribuiscono a custodire ambienti naturali unici che si possono esplorare facilmente grazie ad un rete di sentieri adatta a tutti.

Il torrente Avisio

Il torrente Avisio scorre in una gola da cui un tempo passava il legname trasportato con la fluitazione verso le acque l’Adige, in cui confluisce a poco più di 1 km da Lavis.

Poco a nord del paese si trova la Serra di San Giorgio, uno sbarramento costruito a fine Ottocento per frenare i detriti portati dal fiume.

La foce dell’Avisio è un’area protetta (biotopo) nella quale si trovano diverse specie di uccelli, pesci, anfibi e rettili, raggiungibile con una comoda passeggiata.

Il Rio di Carpine e la Cascata del Mughetto

Il corso del Rio di Carpine, il cui nome deriva verosimilmente dal carpino nero, inizia nei pressi di Montevaccino e percorre una valle selvaggia sita tra gli abitati di Meano per proseguire poi verso Gardolo. A metà del suo corso, il Rio precipita da una parete strapiombante formando la Cascata del Mughetto. Le acque limpide del Rio ospitano il gambero di fiume e diversi anfibi, quali la rana comune e la salamandra pezzata.

Nei pressi del corso d’acqua, l’umidità e l’ombra facilitano lo sviluppo di un rigoglioso sottobosco composto da felci ed edera.

Il corso del Rio Papa attraverso la vita dei sobborghi e l’antica “Val dei Molinari”

Nel Meanese è documentata l’attività di numerosi mulini ad acqua, tanto da poter affermare che ogni torrentello lungo le pendici forniva l’energia per macinare i cereali. I mulini sorgevano sempre presso le rive dei corsi d’acqua e normalmente nelle vicinanze dei paesi in quanto l’acqua forniva la forza motrice non solo ai mulini, ma anche alle segherie e alle fucine.

La diffusione dell’energia elettrica, a partire da fine dell'Ottocento, segnò l’inizio del rapido declino del mulino ad acqua. Il motore elettrico rimpiazzò velocemente la ruota idraulica e la maggior parte dei piccoli mulini situati in luoghi disagiati venne definitivamente abbandonata. Gli edifici vennero poi spesso ristrutturati e adibiti a funzioni diverse, mentre dei mulini situati in luoghi distanti dai centri abitati e difficilmente raggiungibili, sono rimasti solo dei ruderi, talvolta difficilmente riconoscibili.

Lungo il tratto del Rio Papa che da Gazzadina scende a San Lazzaro presso la “Val dei Molinari” diversi edifici, annidati sulle sponde del corso d’acqua, nell’umida penombra del fondo della valletta, un tempo ospitavano dei mulini; di questi ne vennero accatastati ben quattro: Molin del Nones, Molin dela Marina, Molin dei Pulesi e Molin dei Bufa.

Dell’antica attività nulla è rimasto, ma l’osservatore attento può ancora cogliere particolari rivelatori, quali la macina adagiata presso l’argine a valle del ponte verso Camparta Bassa

Il Rio Papa nasce da una sorgente sotto la zona de “Le Gorghe”, transita per Vigo Meano fino a Gazzadina, dove all’inizio della Val dei Molinari si unisce al Rio Cortesano, percorre poi Camparta Media, Camparta Bassa, fino a San Lazzaro dove si immette nell'Avisio. Il Rio Papa ha da sempre accompagnato con il suo rapido corso la vita dei sobborghi, rivestendo una particolare importanza soprattutto nel passato per quanto riguarda la realtà rurale: difatti i toponimi “Val dei Molini” e “strada dei molinari” si riferiscono nello specifico alla ripida valle scavata dal corso d’acqua sotto l’abitato di Gazzadina.

Lungo il suo corso forma delle pozze che costituiscono dei fondamentali rifugi per la biodiversità, importanti siti di riproduzione per diverse specie di anfibi, come la rana temporaria, il rospo comune e la salamandra pezzata. Il Rio Papa ospita anche una specie molto particolare di invertebrato: il Gambero d’acqua dolce (Austropotamobius pallipes). Questo raro crostaceo è protetto dalla legge in quanto minacciato di estinzione ed è un indicatore di buona qualità delle acque.

La roggia di Gardolo

La roggia di Gardolo, conosciuta con il termine dialettale Ròza, è un canale artificiale che scende da Montevaccino, costeggia Gardolo di Mezzo, attraversa l’abitato di Gardolo e confluisce nell'Adige. Le rogge erano utilizzate fin dal Medioevo per il trasporto del legname e per alimentare i mulini.

Nel 1996, in seguito a una serie di piene, venne costruita una piccola diga all'altezza di Gardolo di Mezzo per regolare il regime delle acque e per produrre energia idroelettrica. Venne poi interrata una parte del tratto che attraversa Gardolo, eliminando il ponticello presente nei pressi della chiesa.

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